La prima è l’azione che si dovrebbe sempre compiere una volta varcata la soglia della propria casa: togliersi le scarpe. Ritengo sia una profonda forma di rispetto nei confronti del luogo che ci ospita, nel quale passiamo la maggior parte del nostro tempo.

La casa è un luogo sano, igienico, puro; che non dobbiamo contaminare con la sporcizia, i batteri e le sostanze tossiche che le suole trasportano; mi piace pensare che oltre allo sporco, anche i cattivi pensieri rimarranno fuori dallo spazio domestico, che deve essere lo spazio della serenità per eccellenza.

Quest’azione non è un’abitudine così diffusa nelle nostre case, mentre lo è nelle culture nordiche e sopratutto in quella giapponese, dove chiunque si toglie le scarpe e le lascia in uno spazio dedicato dell’ingresso, con la punta rivolta verso l’uscita;

Il secondo tema riguarda sempre l’igiene della e nella casa: le mani, che sono il principale veicolo di trasmissione di germi e batteri. In questo periodo di emergenza sanitaria ci sentiamo ripetere che lavarsi le mani frequentemente è uno dei modi migliori per evitare di ammalarsi e diffondere malattie; un’abitudine per proteggere la propria salute e quella degli altri;

Riflettendo su questi due aspetti e sulle nostre case, mi rendo conto che il progetto li ha quasi del tutto ignorati; non ricordo infatti una sola casa di città dove all’ingresso ho incontrato una soluzione che consentisse di sanificarsi le mani prima di accedere allo spazio domestico;

Questi temi riguardano lo spazio dell’ingresso che è principalmente dedicato all’accoglienza ed al congedo; se il progetto ed il progettista considerano le azioni del togliersi le scarpe e pulirsi le mani come primarie e non le ignorano, possono dedicare a loro aree ed arredi specifici, materiali idonei, soluzioni raffinate ed innovative, attribuendo allo spazio dell’ingresso quella proprietà di “filtro sanificatore” tra il mondo esterno, insalubre, e la casa, pura, sana e sacra.

Emanuele Montanelli, architetto e Founder di Teylor.

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